La riserva

Un ecosistema unico e ricco di biodiversità, dove la natura cresce in armonia con l’uomo

La Riserva

Riserva San Massimo si estende per 600 ettari nella Valle del Ticino – 200 destinati alla coltivazione del riso – in un alternarsi di brughiere, una foresta incontaminata ricca di risorgive e aree agricole con filari di alberi da frutto autoctoni.
Una preziosa culla di biodiversità dove anche la fauna selvatica trova un habitat ideale.
Grazie alla varietà degli ecosistemi che ospita, la Riserva rappresenta un importantissimo corridoio ecologico all’interno del Parco del Ticino: è Sito di Interesse Comunitario (SIC) dal 2004 e una parte è stata riconosciuta
Zona a Protezione Speciale (ZPS).

Da sempre San Massimo dedica sforzi per la conservazione della biodiversità, promuovendo progetti di ricerca per migliorare l’ambiente e valorizzare le risorse naturali, dimostrando un impegno continuo per la conservazione dell’ecosistema locale.

L’acqua

L’acqua è un elemento essenziale, linfa vitale e habitat, rende unico il territorio di San Massimo.

La Riserva è ricca di polle e risorgive da cui sgorga acqua limpida e pura, proveniente dalle Alpi, ad una temperatura costante 9°-12°. Si tratta di affioramenti naturali in cui l’acqua sotterranea emerge creando microclimi stabili. Le numerose risorgive presenti forniscono acqua ricca di minerali, garantendo l’autosufficienza idrica dell’azienda e il sostentamento della flora e della fauna, contribuendo alla biodiversità e al microclima della zona.

Da questi affioramenti nascono i fontanili, strutture umane per la raccolta dell’acqua scavate vicino alle falde acquifere, che costituiscono il reticolo irriguo di San Massimo: in questo modo l’acqua raggiunge ogni terreno coltivato direttamente, trasportando con sé sostanze organiche importantissime. La gestione sostenibile dell’acqua, unita alla tutela della vegetazione spontanea, contribuisce alla stabilità ecologica dell’area.

La biodiversità

Il paesaggio della Riserva colpisce per l’imponente foresta naturale che si estende per 400 ettari senza soluzione di continuità. Ontani neri, querce, pioppi e salici crescono sul terreno solcato da fossi e paludi, creando una foresta igrofila unica su scala internazionale, eccezionale per la sua biodiversità e complessità ecologica. Le aree verdi dei boschi con piante rare, come la felce osmunda regalis marsilea, si alternano a lunghi filari di alberi da frutto che corrono lungo le bordure dei campi di riso.

In questa alternanza ambientale unica nel suo genere, la fauna selvatica prospera in uno stato di naturale libertà, senza dipendere dalla gestione umana diretta. La foresta è popolata da specie come tasso, riccio, volpe, lepre e daino. Sono presenti i caprioli grazie ad un progetto di reintroduzione avviato nel 1999 e oltre 50 specie di uccelli, insieme a una varietà di pesci nelle acque che attraversano l’azienda agricola. Nel cuore del bosco umido è presente una delle colonie di aironi nidificanti più importanti d’Italia.

La Comunità Europea ha riconosciuto e protetto questo eccezionale habitat e allo stesso modo Riserva San Massimo investe tempo e risorse in progetti di miglioramento della biodiversità con interventi volti a preservare il contesto ambientale nel suo complesso. Come attraverso la piantumazione di oltre 80 km di alberi da frutto a maturazione differenziata, che arricchiscono il terreno e forniscono risorse alimentari per la fauna selvatica, o con la creazione di un’area umida di oltre 50.000 metri quadrati, per implementare la biodiversità vegetale e animale del luogo.

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La Storia

I boschi, i fontanili, gli alberi da frutto, i campi: tutto racconta di un’epoca antica quando i primi monaci si insediarono in questa Valle, dando così il via alla costruzione di chiese e alla coltivazione del riso, durante il Medioevo. Con il passare dei secoli, la colonizzazione feudale e a seguire le riforme agronomiche degli Sforza, resero questo territorio ancora più fertile e produttivo. Durante tutto il Novecento le storie della vita di cascina e delle mondine si incrociano con quelle di nobili e grandi imprenditori che hanno dato forma a San Massimo.
È a partire dagli anni ‘90 che la famiglia Antonello ha iniziato ad occuparsi della Riserva nell’ottica di portarla ad essere quello che è oggi, gestendo con passione e rigore l’intera proprietà.

La famiglia si è dedicata con passione alla produzione di riso Carnaroli Classico anche grazie a Dino Massignani, Direttore della Riserva dal 2005. Una produzione da sempre portata avanti nel rispetto della natura, utilizzando tecniche innovative di agricoltura bio-integrata. Riserva San Massimo è diventata così un simbolo di eccellenza, con un Carnaroli Classico utilizzato nelle cucine di ristoranti di tutto il mondo.

Il carnaroli classico

Risultato di un complesso equilibrio tra natura, uomo e tecnologia, le cui proprietà organolettiche e aromatiche arrivano incontaminate nelle mani di chef e appassionati.

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